Negli ultimi decenni del XIX secolo, il pianoforte francese appare restio alla sonata. I compositori preferiscono lo studio, la danza stilizzata che guarda sempre di più all’ancien régime, il brano di genere che presuppone una qualche ispirazione poetica (notturno, barcarola, improvviso…), lo schizzo pittoresco dal sostrato extramusicale più o meno esplicito. Al posto di una struttura predefinita, gli autori preferiscono brani brevi o di media lunghezza, isolati o parte di una raccolta o di un ciclo, che diano un’impressione (apparente) di spontaneità, privilegiando forme rapsodiche. Il virtuosismo non manca, ma il pianoforte diventa soprattutto terreno di ricerche armoniche e sonore, da cui deriveranno i futuri capolavori di Debussy e di Ravel.